L’impianto dentale (erroneamente chiamato “perno”) è un dispositivo in titanio, generalmente di forma simile a quella di una vite che, inserito nell’osso mascellare o mandibolare, esplica la funzione di una radice artificiale su cui è possibile applicare una protesi in grado di sostituire funzionalmente ed esteticamente uno o più elementi dentari.
In alcuni casi gli impianti possono anche essere utilizzati come ancoraggio per supportare le dentiere in pazienti edentuli.
La riabilitazione implanto-protesica rappresenta una soluzione per sostituire uno o più denti mancanti o che devono essere estratti perché irrimediabilmente compromessi.
Un impianto dentale è costituito essenzialmente da tre parti:
- IMPIANTO o FIXTURE: struttura simile a una vite che viene inserita nell’osso, può essere in titanio o in zirconia.
- MONCONE o ABUTMENT: piccola struttura di metallo o ceramica che connette la protesi all’impianto (rappresenta il moncone implantare).
- PROTESI: corona artificiale (o capsula) che sostituisce quella naturale.
In Italia più del 65% degli odontoiatri esercita l’implantologia e negli ultimi anni sono stati inseriti più di un milione di impianti/anno.
Da un sondaggio commissionato dalla Società Italiana di Implantologia Osteointegrata risulta che:
- Il 68% degli italiani ricorrerebbe ad un impianto;
- 1 italiano su 3 ha già avuto esperienza diretta o indiretta di un intervento di implantologia dentale;
- più di 1 italiano su 10 vi si è sottoposto in prima persona.
Dalle ricerche scientifiche si evidenzia che quasi il 90% di questi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto del risultato ottenuto.
Gli impianti possono sostituire uno o più denti evitando di dover ridurre a moncone (“limare”) gli elementi dentari adiacenti sani, come nel caso di soluzione protesiche fisse ad appoggio dentale (ponte).
Si verificano una serie di alterazioni a catena che interessano i denti vicini a quello perso, compromettendo nel tempo l’intera occlusione e la funzione masticatoria.
1. Il dente antagonista, non trovando più il contatto col suo "compagno", tende ad estrudere (ad allungarsi), determinando:
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- un'esposizione della radice dello stesso, con insorgenza di ipersensibilità,
- aumento degli spazi interdentali con accumulo di cibo ed aumentata predisposizione alla carie radicolare.
2. Il dente adiacente tende ad inclinasi occupando in parte lo spazio del dente mancante.
3. Tale inclinazione predispone al riassorbimento dell'osso e all'insorgenza delle tasche parodontali.
4. La carie e la parodontopatia può rappresentare l'inizio di un processo, che se non trattato ed arrestato, determina la perdita di altri denti.
In base alle varie situazioni cliniche è possibile inserire uno o più impianti capaci di supportare una o più corone protesiche.
L'utilizzo dell'impianto osteintegrato è finalizzato a:
- sostituire un dente singolo (A);
- sostituire più denti: come pilastri di un ponte (B) o di un’intera arcata (C, D);
- stabilizzare una protesi mobile (E).
A) SOSTITUZIONE DI UN DENTE SINGOLO
La frattura di un dente impone talvolta l’estrazione completa della radice, non consentendo quindi di ricorrere alle convenzionali riparazioni conservative. Inoltre, se il posizionamento è particolarmente visibile, il danno estetico richiede una soluzione fissa e immediata che sia altresì accettabile sul piano estetico.
L’impianto viene effettuato a breve distanza dall'estrazione o nella stessa seduta e rappresenta una soluzione terapeutica affidabile ed efficace. La nuova radice artificiale che viene creata consente di risolvere i problemi di trattamento in tempi relativamente veloci.
B) SOSTITUZIONE DI PIÙ DENTI MEDIANTE PONTI A SUPPORTO IMPLANTARE
I molari sono generalmente i primi denti che vengono a mancare perché sono i primi denti permanenti che erompono all'età circa di 6 anni. Essendo poco visibile, non è difficile adattarsi all'assenza di uno o più di questi denti, tenuto conto del limitato danno estetico.
Bisogna tuttavia considerare che i denti lavorano nella bocca come un unico insieme. Se mancano uno o più denti si rischia di provocare nel tempo uno squilibrio occlusale che comporta lo scivolamento dei denti adiacenti e l’estrusione (allungamento) di quelli antagonisti, oltre ad un’importante riduzione del volume osseo.
Da questo squilibrio possono risultare problemi di carattere igienico, masticatorio ed in casi estremi anche fisiologico, che a termine provocano un’ulteriore perdita di denti.
Le riabilitazioni implantari costituiscono una soluzione fissa duratura che riequilibra la bocca e contribuisce alla duratura nel tempo dei denti naturali.
C) RIABILITAZIONE DI UN'INTERA ARCATA DENTARIA
Gli impianti possono anche rappresentare una valida soluzione per la riabilitazione di soggetti totalmente edentuli (che non hanno più denti).
Le affezioni parodontali (gengivite e parodontite) possono presentare sintomi infiammatori più o meno importanti. Nei casi più avanzati il fenomeno può causare la mobilità e l’inevitabile perdita dei denti.
Gli impianti possono dare una seconda giovinezza al tuo sorriso con un risultato che si integra armoniosamente al viso e sensazione di masticazione confortabili a quelle dei denti naturali.
Questa soluzione protesica consiste in un ponte circolare completo su impianti dentali in titanio osteointegrati.
La differenza tra la protesi fissa su impianti tipo "Toronto Bridge" (v. avanti) ed il ponte "circolare" completo è individuabile nella maggiore resa estetica di quest’ultimo poiché i denti protesici “escono” dalle gengive naturali del paziente, non esiste la flangia di resina rosa (gengiva finta) e, di norma, gli elementi dentali sono realizzati con materiali più pregiati. Ovviamente questa soluzione è più costosa rispetto alla protesi fissa Toronto.
La Toronto Bridge è una protesi fissa avvitata ad impianti dentali in grado di sostituire, anch'essa, un’intera arcata.
Viene fissata sugli impianti attraverso la tecnica "All on four", cioè su 4 impianti e può sostituire fino a 10-12 denti. Se si vuole una protesi ancora più stabile si può ricorrere anche all'utilizzo di 6 impianti ("All on six").
Quando i denti sono andati persi da tempo, a causa dell’eccessivo riassorbimento dell’osso (riduzione di volume in altezza e larghezza), per evitare la realizzazione di denti troppo lunghi (sorriso equino) e migliorare l’estetica (e quindi preservare la corretta occlusione), è necessario aggiungere una banda di gengiva finta (flangia rosa) assolutamente mimetizzata con la gengiva del paziente.
Le protesi mobili (DENTIERE) permettono anzitutto di rispondere ad un importante risultato estetico, ma comportano tuttavia numerosi inconvenienti come:
- la perdita del gusto degli alimenti,
- la difficoltà di masticazione,
- la perdita della sensibilità caldo-freddo,
- la presenza di punti di pressione dolorosi, ecc.
I pazienti che sono stati edentuli per tanti anni tollerano bene l’ingombro delle flange e della dentiera, alla quale sono abituati, ma spesso si lamentano di quei movimenti che gli impediscono stabilità durante la masticazione e la fonazione; abusano perciò spesso di paste adesive al fine di ricercare una certa stabilità con conseguente perdita di fiducia in se stessi ed evidenti problemi relazionali.
Quando la dentiera inizia a “ballare” vuol dire, quindi, che ha perso la originaria stabilità, dovuta dal fisiologico riassorbimento delle creste ossee (aumentato dalla pressione della protesi) che cambiano forma mentre quella della protesi resta sempre uguale.
Per ovviare a questi inconvenienti gli impianti dentali offrono molteplici soluzioni. Le soluzioni, più o meno fisse secondo la situazione ed il budget personali, restituiscono tutte un livello di confort, di stabilità e di efficacia di masticazione generalmente molto apprezzato.
Le protesi Overdenture è un sistema costituita da una potesi totale (dentiera) opportunamente presdisposta per ancorarsi su 2 o più impianti dentali mediante delle cappette in teflon di tipo “femmina” che si incastrano con attacchi complementari di tipo “maschio” (come un “bottone”) presenti sulle estremità degli impianti (a forma di una sfera o di una barra).
La protesi overdenture dell’arcata superiore NON ha il palato.
Una protesi supportata da impianti permette, quindi, di ritrovare maggiore sicurezza, il gusto delle pietanze e quindi una migliore digestione e salute in generale, il sostegno delle labbra torna ad essere corretto ed anche l’eloquio è più chiaro: si potrà mordere di nuovo la vita!
Le controindicazioni generali alla riabilitazione implanto-protesica sono rappresentate da:
- patologie sistemiche del paziente che costituiscono un impedimento assoluto a ogni tipo di intervento di chirurgia in generale;
- terapie prolungate con farmaci che alterano in modo determinante il metabolismo del tessuto osseo;
- crescita scheletrica non completata (< 18 anni);
- malattia parodontale non adeguatamente trattata.
Sono noti alcuni fattori di rischio in gradi di compromettere il risultato o la durata degli impianti.
Informazioni dettagliate sull’opportunità di una terapia implantare nel proprio caso specifico potranno essere fornite dal suo dentista di fiducia, dopo attenta valutazione anamnestica e clinica.
I farmaci anestetici locali normalmente utilizzati dall’odontoiatra per questo tipo di procedure sono generalmente efficaci nel controllo del dolore: durante le fasi operatorie il paziente non avverte alcun dolore.
Nel decorso post-operatorio possono manifestarsi alcuni effetti indesiderati:
- modesto dolore controllabile con terapia anti-infiammatoria;
- gonfione nel 2° - 3° giorno dopo l’intervento (di entità e duratura dipendenti dal tipo di intervento specifico);
- minima limitazione della funzione masticatoria.
Tali effetti sono di norma facilmente controllati da una comune terapia farmacologica antibiotica ed antinfiammatoria.
In condizioni cliniche standard, che non chiedono procedure aggiuntive di chirurgia avanzata, l’intervento di chirurgia implantare è di norma ben tollerato dai paziente.
L’inserimento dell’impianto in condizioni normali (pazienti ASA 1 e 2) non prevede alcun ricovero ospedaliero e si può eseguire presso qualsiasi studio Odontoiatrico dedicato alla Chirurgia Orale.
L’intervento prevede l’anestesia locale del sito, l’incisione e lo scollamento dei tessuti molli (gengiva) e la preparazione dell’alloggiamento osseo dell’impianto, l’inserimento dell’impianto ed, infine, il posizionamento di punti di sutura.
Il passaggio dall’intervento chirurgico all’inserimento della protesi si articola in due o tre fasi, a seconda del caso clinico:
Fase 1 - Inserimento degli impianti in titanio nell’osso mediante un intervento chirurgico; segue un tempo di attesa variabile (dai 3 ai 6 mesi circa) per permettere all’impianto di osteointegrarsi.
Fase 2 - Scappucciamento, al termine del periodo di osteointegrazione, con un piccolo intervento eseguito in anestesia locale, all’estremità dell’impianto viene applicato un pilastro di guarigione o una capsula provvisoria che affiora alla superficie della gengiva.
La Tecnica bifasica prevede la Fase1 e la Fase2 in due tempi diversi.
Fase 3 - avvenuta la guarigione della gengiva attorno al pilastro, seguono le fasi protesiche che consentiranno l'esecuzione della capsula (cioè del dente artificiale) ed alla sua fissazione all’impianto.
Tecnica monofasica: fase 1+2 simultanea. L’impianto è esposto subito nel cavo orale: in alcuni casi clinici la prima fase prevede il posizionamento dell’impianto e la connessione del pilastro di guarigione in un unico momento operatorio, per cui, dopo l’osteointegrazione, si procede direttamente alla fase protesica. Il chirurgo, dopo la fase diagnostica, illustrerà quale tipo di operatività (una/due fasi) sarà più adatta alla vostra situazione orale.
Fase 1+2+3 simultanee - in alcuni casi selezionati, è possibile posizionare la protesi fissa provvisoria nella stessa seduta o qualche giorno dopo la fase chirurgica. Questa metodica si definisce ''carico immediato''.
In alcuni casi, l’inserimento dell’impianto può avvenire anche senza incisione e scollamento dei tessuti molli (flapless).