Pedodonzia (dal greco: pais = bambino + odus = dente)
L’Odontoiatria Infantile è la branca dell’Odontoiatria che si occupa della prevenzione, diagnosi e terapia delle patologie del cavo orale nei bambini attraverso:
- prevenzione primaria della carie;
- terapia conservativa degli elementi decidui e permanenti immaturi, sede di patologia cariosa o di lesioni;
- diagnosi precoce e terapia delle erosioni dei denti decidui e permanenti in funzione della presenza/assenza di patologia sistemica associata (es. reflusso gastroesofageo, disturbi del comportamento alimentare, malassorbimenti, etc…), che necessitano di approccio interdisciplinare;
- terapie della polpa degli elementi decidui e permanenti ad apice immaturo, sede di patologia cariosa o di lesioni traumatiche dei tessuti mineralizzati di origine traumatica;
- diagnosi precoce e di terapia delle patologie dei tessuti molli e delle mucose orali;
- diagnosi precoce e di terapia delle abitudini viziate (respirazione orale, succhiamento protratto, deglutizione infantile) in un’ottica di interdisciplinarietà;
- piccola chirurgia (estrazione di elementi affetti da patologia cariosa o da lesioni di origine traumatica non recuperabili, fenulectomie, estrazione di denti soprannumerari);
- riabilitazione protesica delle situazioni di oligo/anodonzia.
I denti decidui o “da latte” sono in totale 20:
- 10 nell’arcata superiore
- 10 nell’arcata inferiore
Per ciascuna emi-arcata si distinguono:
- incisivo centrale
- incisivo laterale
- canino
- primo molare (che verrà sostituito dal primo premolare permanente)
- secondo molare (che verrà sostituito dal secondo premolare permanente)
- Sono essenziali per il corretto sviluppo dell’occlusione e della masticazione nel primo periodo dello sviluppo corporeo, per consentire all'organismo di assimilare tutte le sostanze necessarie alla crescita. Se i denti di latte masticano con energia viene garantito un sano sviluppo delle ossa mascellari e della seconda dentizione.
- Servono da “guida” per l’eruzione dei denti permanenti e "mantengono il posto" a quelli permanenti. La perdita precoce del dente da latte determina lo spostamento di quelli adiacenti che tenderanno ad occuparne lo spazio, impedendo a quello permanete di collocarsi nella giusta posizione (v. malocclusioni).
- Servono per articolare i suoni e parlare (fonazione).
- Fino ai 5 anni hanno radici molto lunghe che poi saranno riassorbite dal movimento di eruzione dei permanenti.
L’eruzione dei primi denti inizia intorno ai 6 mesi.
La Tabella di seguito mostra la cronologia dell’eruzione e della permuta dei denti decidui.
Attenzione però! Questi, come si può notare, sono solo dei valori medi: ogni bambino ha i suoi tempi.
Nei bambini esiste, infatti, una grande variabilità dei tempi di permuta dei denti.
I ritardi come altrettanto gli anticipi non hanno di per sé alcun significato patologico.
È pur vero però che un eccessivo ritardo nella comparsa dei primi denti deve mettere in allarme il pediatra. Ci possono essere casi infatti, per fortuna rari, di mancanza dei denti: le cosiddette "agenesie". Può succedere, per ora non è necessario intervenire. L'unico modo infatti per accertare le agenesie dentarie è l'esame radiologico. Fare un esame totale delle arcate dentarie superiore e inferiore, infatti, potrebbe toglierci questo dubbio (la cosiddetta panoramica o ortopantomografia) ma non ha senso farlo subito. Meglio aspettare i 6-7 anni se proprio non se ne può fare a meno.
Dai 6 mesi di vita circa iniziano a spuntare i primi dentini. In concomitanza con questo evento il bimbo può presentare sintomi fastidiosi tra i quali:
- SALIVAZIONE ABBONDANTE: è una difesa naturale che oltre a lubrificare ed a pulire serve ad attenuare il fastidio provocato dall’irritazione delle mucose.
Rimedio: asciugare con una garza o con un fazzoletto in modo che i residui di saliva non irritino la pelle morbida del bambino.
- ARROSSAMENTO E RIGONFIAMENTO DELLE GENGIVE: sono provocati dalla pressione del dentino che spinge sulle mucose per emergere creando infiammazione. Ciò crea fastidio al bimbo soprattutto nelle ore notturne.
Rimedio: passare sopra la parte arrossata una garza sterile imbevuta con acqua fredda.
- INAPPETENZA: il calo dell’appetito è dovuto al fatto che il cibo, soprattutto se caldo, incrementa l’irritazione della bocca.
Rimedio: privilegiare bevande fresche e cibi tiepidi.
- VOGLIA DI MORDERE: il bimbo tende a mordicchiare tutto ciò che gli capita fra le mani; lo fa per diminuire il senso di fastidio e trovare sollievo: è un massaggio spontaneo delle gengive.
Rimedio: utilizzare degli specifici anelli in gomma morbida o dei piccoli ghiaccioli con liquido refrigerante. Questi oggetti vanno messi in frigo qualche ora prima in modo che si raffreddino adeguatamente. Mordendoli il bimbo ottiene un effetto anestetizzante sulle gengive, che attenua temporaneamente il fastidio.
La prima visita, consigliata già ai 3 anni a prescindere quindi dalla presenza o meno di problematiche dentali, è un momento fondamentale per l’instaurarsi di un fiducioso rapporto medico – “paziente bambino”. Ci si deve conoscere.
Prima di affrontare qualunque intervento operativo, l’odontoiatra pediatrico deve necessariamente mettersi in sintonia con la personalità del piccolo paziente, per conoscere non solo i suoi problemi dentali, ma anche le sue paure, giungendo così ad ottenere la sua attenzione, la sua fiducia e quella dei genitori. Durante la prima visita, viceversa, il bambino deve prende confidenza sia con l’ambiente operativo sia con il personale del team odontoiatrico: per questo motivo al primo appuntamento (tranne nei casi di urgenza) non si eseguono prestazioni, ma si spiega solamente che cosa si andrà a fare nelle volte successive, facendo anche vedere e toccare alcuni degli strumenti che utilizzeremo per curare i suoi dentini.
Faremo molta attenzione, in questa fase, a non utilizzare parole come “trapano”, “aspiratore”, “dolore”, “sangue”, “faremo la puntura” ecc., ma rispettivamente “pistola ad acqua”, “aspirapolvere”, “fastidio”, “vermetti rossi”, “sentirai un pizzichino e palloncino” ecc.
È il momento in cui il piccolo paziente, alle sue prime esperienze, deve comprendere che il dottore è qualcuno di cui fidarsi e che, curando i “dentini malati” perché sono stati “mangiati dai vermetti”, lo aiuterà a stare meglio.
Tutto ciò dovrà risultare un gioco! Poiché il gioco è la dimensione che il bambino vive quotidianamente ed è il linguaggio che conosce e con cui si fa conoscere, il medico dovrà farne buon uso per esprimersi ed instaurare quel vincente rapporto di fiducia e di complicità.
Per cercare di controllare l’ansia del paziente-bambino, predisponiamo un ambiente assolutamente confortevole ed a misura di bambino. In sala d’attesa, ad esempio, ci saranno colori, fogli e matite per disegnare, ma anche come strumento per manifestare le sue emozioni/fantasie ed esorcizzare la paura (utile chiedere di eseguire un disegno prima e dopo la/le cure); materiale didattico/informativo di facile consultazione su prevenzione con inserti con giochi ed immagini da completare/colorare.
L’odontoiatra con il paziente in età evolutiva deve comunicare in funzione delle sue caratteristiche individuali, in particolare della sua maturazione, utilizzando strategie psicocomportamentali individualizzate per favorirne la collaborazione alla seduta odontoiatrica.
Molto spesso capita che bambini “difficili” siano considerati non collaboranti e curati in sedazione cosciente o in anestesia generale, interventi questi che impediscono al paziente, ai genitori ed all’operatore di costruire l’alleanza terapeutica, necessaria per il conseguimento di obiettivi comuni, atti non solo a risolvere la patologia in fase acuta, ma ad impostare un corretto piano di trattamento, pianificando nel tempo le diverse operatività necessarie al suo completamento e il conseguente follow-up, con il monitoraggio delle abitudini a stili di salute orale domiciliare.
Si raccomanda, pertanto, ai genitori, magari loro stessi in primis “odontofobici” a causa di traumi pregressi, di non interferire durante la visita trasmettendo (con parole, gesti o stati d’animo) le proprie apprensioni, ansie e paure.
Il rapporto che il vostro bambino instaurerà con il dentista sarà fondamentale per il successo della prevenzione e per la sua salute orale di tutta la vita.
Il genitore è il primo esempio che il bambino per riflesso imiterà. Il meccanismo è molto semplice: il bambino si fida di voi, voi del dentista e di conseguenza il bambino ha fiducia ed è tranquillo dal dentista.
Durante la prima seduta entrerete con il bambino, ma lasciate che nelle successive entri da SOLO. Sarà più responsabile e meno capriccioso. Cercate di NON portarlo alla seduta quando è particolarmente stanco, magari dopo 8 ore di scuola. Sarà nervoso e maldisposto. Se sono necessarie delle cure meglio accompagnarli nelle prime ore della mattina, quando è più riposato.
Cosa viene valutato dal dentista durante la prima visita?
Durante la prima visita l’odontoiatra valuta lo stato di salute della bocca, dei tessuti duri, dei tessuti molli (gengive e (gengive e mucose orali) e dell’Articolazione Temporo-Mandibolare (ATM), controlla che la formula dentaria sia corretta e compatibile con l’età del paziente, che i denti presenti siano sani e che vi sia una corretta occlusione.
Viene inoltre controllata la presenza di abitudini viziate (il persistere nell’uso del ciuccio e il succhiamento del dito) che possono alterare lo sviluppo armonico dei mascellari e vengono esaminati.
Durante la prima visita vengono spiegati al piccolo paziente ed ai genitori i principi fondamentali della prevenzione primaria e le varie fasi del piano di trattamento del paziente.
Contestualmente viene ottenuto il consenso informato dai genitori, dopo chiara ed esaustiva presentazione del piano di trattamento ideale, di eventuali piani di trattamento alternativi, dei rischi che implica la non attuazione del trattamento, delle possibili complicanze immediate e a distanza che il piano di trattamento comporta, evidenziando la necessità di adottare stili di salute orale domiciliare per il mantenimento dei risultati ottenuti con il trattamento.
Con il paziente adolescente l’odontoiatra deve ottenere il consenso informato non solo dai genitori, ma anche dal paziente.
La carie della prima infanzia o Early Childhood Caries (ECC) è una malattia orale cronica e infettiva che colpisce i bambini in età prescolare, più comunemente nelle popolazioni a basso reddito e appartenenti a minoranze etniche. L'ampiezza e la severità del problema della ECC sembrano variare all'interno di una comunità in relazione alle differenze culturali, genetiche e socioeconomiche.
La colonizzazione del cavo orale da parte dello Streptococcus mutans (SM), l’agente eziologico maggiormente implicato nell’eziologia della ECC, anche nel periodo precedente l’inizio della dentizione, è generalmente il risultato della trasmissione di tali microrganismi dalla madre al figlio. Il metodo esatto di tale trasmissione non è perfettamente noto, ma si sospetta che sia dovuto al contatto diretto madre-figlio nonché alla condivisione di posate al momento dei pasti.
I fattori che influenzano la suddetta colonizzazione sono:
- la frequente esposizione agli zuccheri,
- le abitudini che consentono un trasferimento della saliva dalla madre al figlio.
Fattori materni quali alti livelli di SM, cattiva igiene orale, basso stato socioeconomico e frequente assunzione di snack contribuiscono al passaggio di SM dalla madre al figlio.
Esistono 3 forme cliniche, ingravescenti, di ECC:
- Forma lieve (Tipo I): carie allo stato iniziale che coinvolge solamente lo smalto e/o la dentina con localizzazione agli incisivi superiori (zone interprossimali e del colletto).
- Forma moderata (Tipo II): interessamento anche dei denti posteriori con estensione del processo carioso ai tessuti pulpari (“nervo”) e conseguente sintomatologia algica pulpitica.
- Forma severa (Tipo III): grave compromissione, fino alla distruzione completa, di più elementi della serie decidua sia del settore anteriore che posteriore.
La forma più frequente di ECC è la cosiddetta sindrome o carie da biberon o baby bottle tooth decay (BBTD), determinata dalla cattiva abitudine di far addormentare il lattante con il biberon o il ciuccio (facendo assumere bevande zuccherate o miele che spesso rappresentano un calmante, un ausilio per l’addormentamento!), si manifesta con lesioni cariose spesso avanzate che colpiscono gli incisivi superiori determinandone una perdita completa della corona.
L’assunzione notturna di zuccheri è molto dannosa poiché nel sonno la salivazione è ridotta e di conseguenza queste sostanze rimangono adese alle superfici dentarie esplicando la loro azione cariogena.
Nei casi più gravi le lesioni si estendono anche ai molaretti superiori, agli inferiori e per ultimi agli incisivi inferiori. Questo andamento della carie è legato al fatto che sono i denti superiori quelli che vengono in contatto subito con i liquidi fermentabili, seguiti poi dai denti dell’arcata inferiore. Inoltre gli incisivi inferiori sono protetti dalla lingua e dall’azione di autodetersione della saliva secreta dalle ghiandole della zona sottolinguale.
È fondamentale, quindi, un tempestivo riconoscimento delle carie allo stadio iniziale (diagnosi precoce) non solo da parte del dentista per prevenirne l’insorgenza delle complicanze, ma anche da parte dei genitori per un’eventuale modifica delle abitudini alimentari del bambino.
La progressione della carie nei denti decidui, infatti, è rapidamente ingravescente. Ciò dipende sia dallo spessore ridotto dei tessuti duri dentali nell’elemento deciduo, sia all’ampiezza della camera pulpare, sia dalla scarsa capacità di reazione e di difesa del dente decidua rispetto a quello permanente.
Bastano pochi mesi per passare da una white spot a una carie destruente capace di determinarle seguenti complicanze:
- Auxologiche: sono caratterizzate da deficit di crescita.
- Legati ad uno squilibrio nutrizionale con alterazioni della statura e del peso. È stato dimostrato che nel bambino una sintomatologia algica protratta a lungo può determinare un ritardo dell’accrescimento riconducibile, secondo alcuni autori, ai disturbi del sonno e all’innalzamento dei livelli ematici di glucocorticoidi indotto dallo stress secondario alla sintomatologia dolorosa, con conseguente riduzione della secrezione dell’ormone della crescita (GH).
- Infettive: l’insorgenza di infezioni localizzate (ascessi, fistole, cisti follicolari) che possono interferire nel normale processo di formazione dell’elemento dentario permanente determinandone alterazioni qualitative e quantitative (discromie o ipoplasie).
- Estetiche: legate essenzialmente alla perdita degli incisivi superiori.
- Funzionali: alterazioni della masticazione, della fonetica e della deglutizione.
- Ortognatodontiche: la perdita precoce dei denti da latte implica la permanenza di uno spazio che, non essendo occupato dal dente sostitutivo permanente perché ancora non è pronto per erompere, viene occupato o ridotto dall’inclinazione degli elementi dentali adiacenti con conseguente alterazione dei rapporti dentali con il rischio che il dente non erompe (inclusione dentale) o nasce in una posizione diversa da quella normale (eruzione ectopica) dei denti permanenti. La presenza dei denti, inoltre, influenza tutta la crescita dell’apparato stomatognatico (ossa mascellari, articolazione temporo-mandibolare, muscoli) e la sua funzione; la loro perdita precoce, quindi, ha ripercussioni a tutti i livelli, scheletrico, articolare, neuromuscolare, posturale, modificando anche l’estetica facciale.
I primi anni di vita dei bambini sono importantissimi per ciò che possono imparare dalle nostre abitudini e comportamenti. Ai genitori quindi il compito di non compiere degli errori e di essere maestri nell'insegnare l’importanza della cura e della prevenzione.
Igiene orale da 0 a 3 anni
Da 0 a 3 anni deve occuparsene il genitore. Prima della comparsa dei denti, è consigliabile rimuovere con una garza sterile bagnata i residui di cibo e di batteri, massaggiando le gengive, la lingua e l’interno delle guance. L’eseguire queste manovre parlando al neonato con voce rassicurante e con sorrisi lo abituerà a ricollegarle ad un evento piacevole.
Con la comparsa dei primi dentini è possibile introdurre l'utilizzo dello spazzolino da dito.
Ricorda di:
- pulire le gengive almeno una volta al giorno (meglio dopo ogni pasto) con una garza bagnata se i bambini sono molto piccoli;
- non dolcificare mai il succhiotto con zucchero o miele;
- non ricorrere al biberon come succhiotto per la notte;
- introdurre nella loro alimentazione alimenti ricchi di vitamine C e D (agrumi, pomodori, latticini, uova).
Igiene orale dopo i 3 anni
Dai 3 anni, almeno in parte, le operazioni di pulizia dei denti possono essere eseguite autonomamente dal bambino.
- Introdurre l’uso dello spazzolino appena il bambino è in grado di usarlo, sotto il controllo di un adulto.
- Usare il dentifricio al fluoro (alla presenza di un adulto). Fino all’età di 6 anni dosarlo in quantità modesta (le linee guida raccomandano una dose delle dimensioni di un pisello). Pulite lentamente tutti i denti assicurandovi di raggiungere tutte le superfici. Ripetere l’operazione 2 volte al giorno senza rinunciare mai a farlo DOPO la cena, prima di dormire.
Dai 6 anni la supervisione dell'adulto può diventare sporadica.
- Dopo i sei anni, cioè quando il bambino sarà in grado di gestire bene la deglutizione, potrà utilizzare il dentifricio al fluoro in quantità normale, sempre SENZA ingerirlo. Lavarsi i denti insieme può essere molto utile per insegnare ai vostri figli i movimenti e l’importanza dell’igiene orale. A questa età compaiono i primi molari permanenti, iniziare la profilassi della carie facendo eseguire dal proprio dentista la sigillatura dei solchi.
- È molto utile fare la prevenzione della carie mediante l’applicazione di fluoro (fluoroprofilassi) topica (gel al fluoruro amminico applicato direttamente sui denti mediante mascherine) o sistemica (gocce o compresse in base all’età), dalla gravidanza fino ai 14 anni.
È un trattamento di prevenzione della carie dentaria, fortemente consigliato dall’OMS, che consiste nell'assunzione di fluoro per via sistemica (attraverso gocce, compresse, acque fluorate, latte, sale), agendo sui denti ancora in formazione o per via topica (attraverso gel, dentifrici, collutori ecc..) agendo sui denti già formati e presenti in bocca.
Lo smalto dei denti è per natura costituito da idrossiapatite, che nel processo carioso viene distrutta dalle sostanze acide liberate dai batteri.
Il Fluoro è una sostanza presente in natura, non un farmaco, che se assunto con regolarità nelle prime fasi di vita agisce rinforzando il dente ed impedendo ai batteri responsabili della carie di proliferare (attività batteriostatica). Il fluoro si trova nell'acqua potabile, nell'acqua minerale, in bevande, cibi, dentifrici, gel e collutori.
Ad oggi l’effetto preventivo sembra essere più efficace con la somministrazione topica dopo che il dente è già erotto piuttosto che con la somministrazione sistemica.
Le linee guida dell’O.M.S. prevedono quindi un programma di fluoroprofilassi di questo tipo:
Modalità 1: dentifricio in dose pea-size (della dimensione di un pisello).
Dai 6 mesi ai 6 anni
Uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro 2 volte al giorno, con un attento controllo da parte degli adulti della dose utilizzata sullo spazzolino in quanto, essendo i bambini ancora piccoli, potrebbero ingerirne una certa quantità.
Modalità 2: integratori, dopo valutazione dell’assunzione di fluoro da altre fonti.
Laddove l’uso del dentifricio risulti essere oggettivamente difficile o in individui ad alto rischio di carie o in aree geografiche in cui la concentrazione di fluoro nell'acqua è minore di 0,6 ppm, si può integrare con l’assunzione sistemica mediante di gocce o compresse:
- dai 6 mesi ai 3 anni: somministrare 0,25 mg/die di fluoro con gocce
- dai 3 ai 6 anni: somministrare 0,5 mg/die di fluoro in gocce o pastiglie.
Dai 6 anni
Uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro 2 volte al giorno.
Il dentifricio dovrebbe essere risciacquato il meno possibile.
A ciò si deve aggiungere che qualsiasi ulteriore applicazione professionale topica di fluoro (gel, vernici) è consigliata ed in particolare modo necessaria per individui a medio ed alto rischio di carie.
La fluoroprofilassi professionale, può essere eseguita solo presso uno studio odontoiatrico. La durata della seduta, assolutamente indolore, è di circa 20 minuti.
Sulla base di diversi studi l’OMS sottolinea che è quasi impossibile ottenere benefici in termini di prevenzione senza dar luogo a forme, seppur lievi, di fluorosi, che si può manifestare anche con la comparsa di macchie bianche sullo smalto. Tuttavia se si seguono le indicazioni, l’eccessiva assunzione di fluoro nel corso della terapia topica risulta essere estremamente limitata.
La sigillatura è una procedura che prevede il riempimento preventivo di solchi e fossette poste sulle superfici occlusali dei molari solitamente non molto tempo dopo la loro eruzione (verso i 6 anni), al fine di impedirvi la colonizzazione batterica ed il conseguente sviluppo di carie.
I solchi, situati sulla faccia masticante dei molari, rappresentano la parte del dente più difficilmente detergibile mediante le setole dello spazzolino e da cui più frequentemente inizia il processo carioso.
Questa procedura rende la superficie del dente più “liscia” e regolare, rendendo più facile, al piccolo paziente, la pulizia dei suoi denti.
I materiali comunemente utilizzati per questa procedura (sigillanti) sono le resine composite e i cementi vetroionomerici, capaci di rilasciare fluoro.
La sigillatura richiede un controllo ogni 6-12 mesi a conferma della sua integrità e quindi dell'efficacia del trattamento.
Le sigillature servono per prevenire la carie a livello della superficie masticante ma questo NON significa che i denti sigillati non possano più cariarsi. Se non si esegue con cura l’igiene orale utilizzando anche il filo interdentale, i denti, anche se sigillati sulla superficie masticatoria, possono poi cariarsi a livello interprossimale, cioè tra dente e dente.
Tale procedura non è assolutamente invasiva (lo smalto del dente non viene “toccato”) ed indolore.
Come arrivano i batteri nella bocca?
I batteri della carie NON NASCONO nella bocca degli esseri umani, ma VENGONO TRASMESSI da un’altra persona. Tale trasmissione è particolarmente efficace se avviene entro i primi anni di età del bambino, vale a dire che i batteri della carie riusciranno più probabilmente a danneggiare i denti quanto più precocemente riusciranno a stabilirsi nella bocca dei nostri bambini. È stato dimostrato che i bambini infettati da questi batteri attorno ai 2 anni di età, si ammaleranno di carie dentale nel 90% dei casi, se invece i batteri arriveranno nelle bocche dei bimbi dopo i 4 anni di età, la malattia si svilupperà nel 25% dei casi. È quindi molto importante impegnarsi a ritardare il più possibile questa infezione!
Come evitare la trasmissione batterica?
I batteri sono trasmessi quindi da altre persone che, involontariamente, fanno entrare in contatto la propria saliva con quella dei bambini.
La trasmissione batterica si dice VERTICALE quando avviene dagli adulti (soprattutto i genitori e i parenti) ai bimbi. I comportamenti maggiormente responsabili di questa trasmissione batterica sono quelli che permettono il passaggio della saliva dell’adulto nella bocca del bambino.
Esempi di comportamenti a rischio sono:
- Baci sulla bocca.
- Utilizzare le stesse posate.
- Pulire il ciuccio nella bocca dell’adulto.
- Leccare il gelato del bimbo.
- Toccare la bocca del bimbo con le mani che hanno toccato la propria bocca.
La trasmissione batterica si dice ORIZZONTALE quando avviene da bambino a bambino. Ovviamente in questo caso gli scambi salivari sono molto più difficilmente controllabili, specie in contesti quali asili nido e scuole materne.
Quali sono i fattori che aumentano la probabilità che gli scambi salivari siano realmente efficaci nell'infettare i bambini?
Non è detto che qualsiasi accidentale scambio di saliva provochi la carie dentale. Esistono delle situazioni che aumentano il rischio che ciò avvenga, queste sono:
- Gli adulti di riferimento hanno o hanno avuto carie.
- Gli adulti di riferimento non osservano una corretta igiene orale (ad es. non spazzolano i denti 2-3 volte al giorno per almeno 2 minuti per volta).
- Gli scambi salivari sono molto frequenti (ad es. assaggiare la pappa sempre con lo stesso cucchiaio del bimbo).
- Il bambino ha molti dentini (a 6-7 mesi i bimbi hanno solitamente 2 dentini, a 15 mesi ne hanno anche 16).
- Il bambino non è oggetto di regolari spazzolamenti dentari (almeno 2 volte al giorno).
- Il bambino frequenta asili o ambienti dove non sono noti e/o applicati i comportamenti di base per la prevenzione della carie.
Qual è l’ambiente ideale per lo sviluppo dei batteri della carie?
Nel caso in cui i batteri della carie riescano a raggiungere la bocca dei bambini, non è detto che necessariamente questi riescano a sopravvivere. Esistono infatti delle CONDIZIONI AMBIENTALI ORALI che fanno aumentare le possibilità che i batteri non riescano
ad attaccare i dentini. Queste condizioni sono:
- Il bambino consuma una piccolissima quantità di alimenti contenenti zucchero (aggiunto in casa o dalle industrie o presente in farmaci, sciroppi, bevande per rilassare), o non ne consuma affatto.
- Il bambino ha un’alimentazione sana ed equilibrata, comprendente frutta e verdura di stagione
- Il bambino beve prevalentemente acqua naturale nella corretta quantità per garantire l’idratazione
- Il bambino utilizza regolarmente un dentifricio al fluoro
- Il bambino respira regolarmente col naso
La prevenzione di altre patologie delle mucose orali è spesso sottovalutata in età evolutiva.
Le mucositi del cavo orale vengono indicate con il termine di stomatiti.
Da un punto di vista eziopatogenetico, possono essere distinte nei seguenti gruppi:
Infettive:
- Funghi (Candida Albicans): Candidosi (mughetto) - I bambini, per lo più di età compresa tra tre e nove anni di età, possono essere colpiti da infezioni croniche da Candidadella bocca, normalmente si presenta come macchie bianche intorno e dentro la bocca (dorso della lingua e le commessure labiali).
- Virus (HSV, HBV, EBV, Coxackie): gengivostomatite erpetica, herpangina, malattia mano-piede-bocca.
- batteri (TBC, sovra infezioni stafilococciche).
Non infettive:
- traumatiche
- immunomediate (afta)
- farmacoindotte (chemio-radioterapia, cortisonici, antibiotici, antiepilettici)
- neoplastiche (linfomi)
Idiopatiche e congenite:
- lingua a carta geografica
- lingua plicata e scrotale
Ereditarie:
- epidermolisi
- schisi: labioschisi (labbro leporino), palatoschisi, ecc..
Dette lesioni possono colpire tutti i distretti del cavo orale del bambino in diverse percentuali: labbra, dorso e bordo della lingua, mucosa geniena, vestibolo, gengiva, commissura labiale, palato duro e pavimento.
Patologie del cavo orale del bambino possono essere prevenute grazie a un'attenta igiene orale, a controlli periodici dal dentista e pediatra, e ad un uso corretto dei farmaci, evitando le automedicazioni.
Si tratta di un argomento (vedi ortodonzia) particolarmente importante in età evolutiva: affinché l'occlusione si sviluppi in modo esteticamente armonico, funzionale e stabile, è necessario che avvenga un corretto sviluppo dei mascellari.
Le cause di queste disfunzioni sono molteplici, in parte ereditarie, in parte comportamentali. Solo queste ultime possono essere oggetto di azioni di prevenzione.
Abitudini viziate
Le abitudini viziate (alterazioni comportamentali quali succhiarsi le dita, labbra, guance, capelli, oggetti esterni, piercing) e difetti della respirazione (respirazione orale), parafunzioni (bruxismo), onicofagia, abitudini alimentari incongrue determinano modificazioni sia funzionali, sia morfologiche del cavo orale.
Se le abitudini viziate si protraggono in modo costante nel tempo, possono determinare, oltre ad alterazioni a carico dell’articolazione temporo-mandibolare e alle più note malocclusioni (morso profondo, morso crociato, morso inverso, morso aperto, affollamento ecc..), lesioni a carico delle mucose orali (morsicatium buccarum) quali ulcerazioni traumatiche, recessioni gengivali (onicofagia, piercing), sovrainfezioni batteriche e micotiche.
La frequenza dei traumi dentali è alta e colpisce circa il 20% dei bambini in dentizione decidua ed oltre il 15% della dentizione permanente.
Tra le cause più frequenti ritroviamo, in dentizione decidua, la prima deambulazione, l’eccessiva sporgenza degli incisivi superiori creata, eventualmente, da succhiamento di dita o altri oggetti e, infine, i giochi.
Viceversa, in dentatura permanente, le cause più frequenti di trauma sono rappresentate da attività sportive (specie gli sport da contatto), le malocclusioni che comportano eccessiva inclinazione degli incisivi superiori e, infine, incidenti con mezzi di trasporto.
Viene da sé come la prevenzione dei traumi dovrebbe essere diffusa e capillare in ambiente scolastico, sportivo e familiare tramite dentisti e medici di famiglia.
In caso di trauma dentale contattare tempestivamente il proprio dentista.
Se il dente si frattura, recuperare il frammento e conservarlo/trasportarlo in un bicchierino di acqua fisiologica oppure di latte.
Generalmente il trauma interessa anche i tessuti molli, quindi anche le labbra e le gengive devono essere lavate con cura.
Cercate di arrestare l’eventuale sanguinamento comprimendo con una garzina l’area traumatizzata.
La cariogenicità (capacità di provocare la carie) degli alimenti è da mettere in relazione non solo con la quantità di ZUCCHERO contenuto dall'alimento ma anche con la sua consistenza: il cibo più appiccicoso rimarrà più a lungo sui denti e favorirà la formazione della placca e la sua intima adesione al dente.
Può essere così enunciata la legge sulla cariogenicità:
"Un alimento è tanto più cariogeno quanto più zucchero contiene e quanto più a lungo questo rimane sui denti."
È stata quindi elaborata una Tabella che fornisce una "classifica" del potere cariogeno dei principali alimenti:
Le cattive abitudini alimentari
Con gli errori noi genitori cominciamo subito: appena nati per "farlo stare buono" alcuni danno al bambino il succhiotto intinto nello zucchero o nel miele: è un "vizio" che il lattante non può inventarsi da solo!
Altra cattiva abitudine è quella di dare biberon contenenti liquidi molto zuccherati (acqua o camomilla). "Altrimenti non bevono niente!" dicono spesso i genitori. Ebbene, questi bambini a 3-4 anni presentano spesso le corone cliniche degli incisivi completamente distrutte, ridotti alle sole radici.
Un'altra abitudine sbagliata è quella di dare la frutta grattugiata o spremuta con l'aggiunta di zucchero: la frutta contiene già zuccheri e questa "aggiunta" non fa che creare il bambino "dolce-dipendente", educandolo ai sapori dolci. Aggiungere zucchero alle bevande e/o agli alimenti è un errore educativo e non solo un danno per i denti!
È bene poi passare gradualmente dai cibi omogeneizzati (più amati dai bambini perché non fanno fatica a masticarli) ai cibi solidi che esercitano e sviluppano l'apparato stomatognatico (la bocca).
Se l'insieme di labbra, ossa mascellari, denti, lingua e guance si sviluppa fisiologicamente, determinerà, infatti, funzioni vitali fisiologiche e non patologiche: deglutizione, masticazione, fonazione, ecc. I cibi omogeneizzati e morbidi inoltre sono più cariogeni. I denti per mantenersi sani hanno bisogno di "fare ginnastica" e risulta fondamentale l’introduzione di alimenti duri. La masticazione aiuta a mantenere vitale il dente che viene sottoposto ad una specie di massaggio, il quale a sua volta stimola la circolazione del sangue nella gengiva. L'introduzione di alimenti di una certa consistenza favorisce inoltre lo sviluppo più idoneo dell’apparato neuromuscolare responsabile di una corretta masticazione.
Nei bambini e poi anche negli adolescenti è frequente un altro errore alimentare: la merendina.
La merenda a metà mattina potrebbe essere tranquillamente evitata se ci fosse una prima colazione adeguata e questa purtroppo non è una comune abitudine italiana; quella del pomeriggio è consigliabile ma non si vede perché debba essere a base di cibi cariogeni. Il latte e la frutta sono sicuramente preferibili ad una merenda confezionata, che costa di più e ha minore valore nutrizionale; un frullato è più digeribile, dissetante, meno cariogeno ed è tanto questione di abituare ed educare il bambino al gusto per certi alimenti!
Alcuni bambini prima di andare a letto mangiano o bevono qualcosa che nella maggior parte dei casi è dolce: una caramella, un biberon di latte zuccherato ...... ecc. Tra i bambini che hanno questa abitudine diverse ricerche hanno dimostrato che l'incidenza della carie è molto elevata.
E ancora: i nostri bambini amano tantissimo le bibite gassate il cui contenuto di zuccheri è elevatissimo: diamo loro almeno quelle "dietetiche" in cui lo zucchero è sostituito con altri dolcificanti meno cariogeni. E lo stesso discorso vale per le gomme da masticare: se proprio non riusciamo a fargliene fare a meno, diamo loro l'abitudine di prendere quelle senza zucchero!
Insomma, se si fa un po' di attenzione a quel che si dà da mangiare ai nostri figli anche la carie può essere loro evitata senza dovere ricorrere a particolari procedure di prevenzione che solo il dentista potrà applicare: se ci pensate tutti i cibi fortemente cariogeni sono voluttuari, non indispensabili.
- Iniziare sin dai primi mesi di vita con l’igiene del cavo orale
- La fluoroprofilassi è raccomandata dall’O.M.S. in ogni epoca di vita di tuo figlio: (gravidanza, prima e seconda infanzia, fanciullezza e adolescenza).
- Sigillatura dei solchi, soprattutto dei primi molari permanenti, per prevenire l’insorgenza della carie.
- Corretta igiene alimentare. Si raccomanda di limitare la frequenza di assunzione di zuccheri nell'arco della giornata e di evitare bevande e cibi contenenti carboidrati semplici al di fuori dei pasti principali. Favorire l’assunzione equilibrata di frutta e verdura.
- Correggere le abitudini viziate: suzione del pollice, utilizzo del ciuccio o biberon oltre i 3 anni, respirazione prevalente con la bocca (valutare adenoidi), mangiare le unghie (onicofagia) o mordicchiare la penna. Queste possono essere la causa delle malocclusioni scheletriche e dentarie.
- Incentivare l’allattamento al seno, disincentivando, ove possibile, quello artificiale.
- Controlli periodici dall'odontoiatra e dal pediatra (ogni 6 mesi).
- Non trasmettere ai figli le proprie ansie e la “paura del dentista”
- Uso corretto dei farmaci: NO alle automedicazioni e alle autoterapie!
- Astenersi dal fare le autodiagnosi…soprattutto sul Web. La tendenza ad autodiagnosticarsi (e poi ad autocurarsi) una certa malattia è sensibilmente aumentata mediante le ricerche sui numerosi siti di medicina disponibili nel Web (Internet). È una pratica tanto comune quanto pericolosa per la tua salute e per quella del tuo bambino.
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Quando fare la prima visita?
Già all’età dei 3 anni, per iniziare a prendere confidenza col Pedodontista (dentista dei bambini), per istruire i genitori sulle pratiche di igiene orale e per intercettare eventuali abitudini viziate.
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I dentini da latte vanno curati?
Assolutamente sì! Mantenere in buona salute i denti e tutti i tessuti della bocca favorisce lo sviluppo di un apparato stomatognatico sano e armonico. Inoltre si è visto che una sintomatologia algica protratta nel tempo può causare un ritardo nell’accrescimento: il dolore determina la riduzione della produzione dell’ormone della crescita (GH), a causa dei disturbi del sonno e dell’aumento dei livelli ematici di glucocorticoidi.
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A quale età dovrebbero uscire i primi denti?
Non esiste una data specifica e precisa. Tra i 6 e i 10 mesi.
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A quale età si dovrebbe iniziare ad usare lo spazzolino e il dentifricio?
Da subito! Non appena spunta il primo dentino occorre incominciare a prendersene cura. Fino a quando le capacità manuali del bambino non gli consentono una certa indipendenza è necessario che i genitori puliscano i denti e le gengive almeno 2 volte al giorno.
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Cosa fare in caso di trauma?
Se un bambino cade e batte i denti da latte, le conseguenze possono essere variabili e talvolta coinvolgere i denti permanenti. Nel caso di traumi sui denti permanenti (tra i 6-12 anni), se durante il trauma viene perso un frammento del dente, occorre recuperarlo, pulirlo, conservarlo in un bicchiere di latte e contattare il dentista il prima possibile.